A Cinquefrondi il murales dedicato a Roberta Lanzino
Nella piazza intitolata alla ragazza stuprata e uccisa nel 1988, l’amministrazione comunale ha fatto realizzare un murales dall’urban artist Sero
Un’opera di street art dedicata a Roberta Lanzino, la giovane stuprata, seviziata e uccisa nel 1988, nella piazza a lei intitolata, è stata realizzata in questi giorni a Cinquefrondi dall’urban artist Giorgio Scarfò, in arte Sero.
Il murales dedicato a Roberta Lanzino
Il murales, fortemente voluto dall’amministrazione comunale di Cinquefrondi, “ci parla a un livello profondo e cattura la nostra attenzione, mobilitando i nostri sforzi e le nostre energie” si legge nella nota ufficiale. Un’opera che “non è solo un’opportunità per riflettere, ma anche per agire. Ammirare questo murales è un’occasione per alzare la voce a favore delle donne che sono state segnate dalla paura e dal trauma, delle donne che hanno sofferto nell’isolamento e di quelle che continuano a lottare per il diritto di vivere libere dalla violenza” spiega l’amministrazione.
Quest’opera di street art parla, infatti, “una lingua universale: quella dei diritti delle donne, dei sogni, delle aspirazioni, delle lotte contro gli stereotipi. Il dipinto di Sero – conclude la nota – è uno strumento straordinario, capace di denunciare le ingiustizie, provocare riflessioni e creare cambiamento”.
La casa di Roberta
L’omaggio di Cinquefrondi alla giovane 19enne va anche oltre. A lei infatti è intitolata “La casa di Roberta”, il primo centro antiviolenza del paese in fase di costruzione.
Un progetto ambizioso che opererà a livello regionale diventando un punto di riferimento per le donne vittime di violenza e che vedrà la luce nel volgere di pochi mesi.
Il centro sarà un luogo sicuro e di accoglienza che offrirà servizi di ascolto, supporto psicologico, assistenza legale e percorsi di reinserimento sociale, con l’obiettivo di fornire sostegno concreto alle vittime.
Un’opera, nata grazie anche alla collaborazione con il padre di Roberta, Franco Lanzino, che ha una grande valenza simbolica, sia per il contrasto alla violenza di genere, sia per il fatto che la struttura sarà ospitata in un bene confiscato alla criminalità e restituito alla collettività per finalità di giustizia e sociali.