C’eravamo tanto amati: Gli dei dell’Olimpo a Reggio

Gli dei di Reggio sono caduti in bassa fortuna e oggi sbarcano il lunario: Hermes lavora alle Poste, Dioniso è sempre ‘mbriacu e Zeus vive da solo in Aspromonte

dei dell'olimpo

Reggio è stata a lungo una città greca, con religione, usi, costumi, e relazioni sociali tipiche di quella irripetibile età dell’oro.

La controprova è visibile, sotto gli occhi di tutti, nei luoghi di passeggio, nelle piazze, nei ritrovi: si pratica in modo diffuso l’Agorazein, quel divertente colloquiare fitto, soprattutto sui fatti degli altri, oltre che sui massimi sistemi.

Ho provato, sul Corso, a stare dietro a gruppi di persone per ascoltarne i discorsi: si andava dalle lapidarie metafore reggine (cumpari, c’è a cu ci gira a testa, e c’è a cu ci giruni i cugg…), ai consigli per risolvere l’esistenza (ieu ciu rissi: ha cattari oru, è l’unica cosa sicura: megghiu l’oro i l’appartamenti), ai problemi familiari (me mugghieri, si non si porta darretu a so mamma, è comu si ci manca nu brazzu; ma pi mia è megghiu, nesci cu idda e ieu su liberu), ma la fetta più grossa delle chiacchiere era naturalmente riservata agli altri, magari anche amici (chiddu avi chiù corna i nu panaru i bucalaci, chidda fici carriera i dda manera, chiddu roba aundi si menti menti) e così via tagliando- tagliando più dei migliori sarti parigini).

A lungo andare l’Agorazein provocò, in Grecia e anche qui, nella Magna Grecia, quella disciplina che va sotto il nome di filosofia. In effetti, è risaputo, Socrate era un gran chiacchierone, ed anche gli altri si impicciavano spesso e volentieri dei fatti altrui.

Eravamo anche pagani, ma si sa, gli dèi esistono fin quando qualcuno ci crede; poi svaniscono, come fantasmi.

A Reggio il paganesimo è finito da secoli; però, spingendo l’immaginazione al massimo, si possono evocare i Numi dell’Olimpo e scovarli, nelle loro nuove identità e forme.

Purtroppo, i potenti immortali sono caduti in bassa fortuna, e devono darsi da fare per sbarcare il lunario: anche il Nettare e l’Ambrosia, loro nutrimento, hanno subito l’inflazione. Inoltre, nessuno sacrifica più nulla sui loro altari, neanche una coscia di pollo, e così, per non fare i mendicanti, i nostri protettori di eroi Omerici si sono messi a lavorare.

Hermes ha un contratto a scadenza alla Posta; lo potete vedere tutte le mattine sfrecciare come un diavolo sulla sua motoretta gialla; confida nel rinnovo, e magari nell’agognata assunzione a tempo pieno.

Apollo è artista di Pianobar, ma si dedica anche al Karaoke. Matrimoni, cerimonie varie e feste nei locali sono il suo pane quotidiano; ha una bella voce ed è quotato come intrattenitore.

Atena se la passa meglio di tutti, perché ha aperto un frantoio per l’olio d’oliva ed ha allacci buoni per i fondi della comunità europea.

Artemide è rappresentante di una nota marca di fucili da caccia, anche lei realizza ottimi affari con le armerie reggine.

Efesto lavora all’OMECA, che non si chiama più così, ma lui sempre di ferro si occupa.

Estia è casalinga, e arrotonda lavorando per una impresa di pulizie.

Ares fa l’istruttore di body-building in una palestra cittadina.

Ade, chiaramente, è direttore tecnico di un’impresa di pompe funebri ed abita a Condera, per via che sente aria di casa.

Poseidone possiede uno spaccio di pesce, che ha sempre fresco e da cui si riforniscono tutti gli elegantoni cittadini. È sempre presente nel tradizionale bagno cittadino del primo gennaio.

Dioniso è sempre ‘mbriacu, e soggiorna dalle parti della stazione centrale; si accontenta del vino nei cartoni, ma non parlategli di lavoro che dà di matto.

Afrodite è nel mondo dello spettacolo, tenta da anni di sfondare nel  cinema, ma non ci riesce, perché, anche se di essere bella è bella, recita peggio di Rin-Tin-Tin.

Hera (Giunone) è impiegata in una agenzia di consulenza matrimoniale, dove, a quanto pare, sta mettendo a frutto tutta la sua esperienza; il divorzio è il rifugio degli incapaci, sostiene, e i clienti abbondano.

Zeus, il Re dell’Olimpo, si è affittato una casa solitaria in Aspromonte, da dove ogni tanto evade per i suoi soliti spassi; ha barattato i suoi fulmini con una modesta rendita mensile, e, dopo una lunga riflessione di fronte alla bilancia dell’Ananke, il Fato, ha deciso che con i reggini è una partita persa, e che è meglio lasciarli stare, alle loro virtù e ai loro vizi.

Magnogreci, da cui discendiamo, e continuiamo discendere, senza rallentare mai.

Share via