C’eravamo tanto amati: il chiosco dei gelati

L'acquarello di Pasquale Ferrara, che fa da copertina al libro "C'era una volta a Reggio", raffigura lo storico chiosco verde simbolo da sempre "di unione e gioia" per tutti i reggini

Acquarello di Pasquale Ferrara

La copertina di “C’era una volta a Reggio” – Laruffa Editore – è un acquarello di Pasquale Ferrara – professore all’Accademia delle Belle Arti – che raffigura lo storico chiosco di gelati “Cesare”.

Ho fatto questa scelta perché ritengo il suddetto chiosco, negli ultimi cento anni, un luogo unificante nel segno della gioia, anzi l’unico luogo che ha rappresentato per tutti i reggini esclusivamente il piacere della vita, senza controindicazioni e costrizioni.

Migliaia di anni di storia riassunti in una gelateria prelibata che, simbolicamente, diventa specchio di una città sorta in un luogo bellissimo che ha attraversato il tempo pagando un dazio smisurato fatto di lacrime e sangue.

La bontà dei gelati – quelli reggini sono squisiti in decine di altri posti – l’ho utilizzata come risarcimento morale, e come tramite tra quel passato di neve nel bicchiere di epoca preistorica e il presente di crema reggina.

Tra i personaggi del Novecento presenti nel libro, sono certo che tutti, e sottolineo tutti, abbiano qualche volta gustato il gelato del grazioso chioschetto verde. Ne deduco che abbia fornito più felicità lui, con annessa vista sullo Stretto, di ogni altra impresa artistica, sportiva o di altro tipo.

Lo ha fatto trasversalmente, per chiunque.

Il gelato di Cesare l’hanno gustato i poeti e i politici, gli assassini e le prostitute, i geometri e gli scienziati, i pescatori e i fumerari, quelli di San Brunello e quelli del Gebbione, i Santacaterinoti e gli Sbarroti, i presidi, i professori e le maestre elementari, i boia chi molla e i compagni, i questori e i capipattuglia, i capibastuni e i rubaiaddini, i lavoratori indefessi e gli imboscati, le coppiette innamorate e le coppie scoppiate, gli studenti e i pensionati, i ricchi, i poveri e quelli nel mezzo,  in pratica tutti i reggini e anche i parenti e gli amici in visita che, irrimediabilmente, vengono condotti in un tour che prevede i Bronzi, il Castello, e il gelato nostrano.

Ma mentre i bronzi sono – come oggetti museali – piuttosto recenti, mentre il castello nella storia della città ha portato più dolore che protezione, il gelato – di Cesare, in questo caso – diventa esclusivo attimo di felicità. Reggino, senza dubbio, nei pressi di un luogo – la Rada dei Giunchi – di atavica memoria, dove Oreste, figlio di Agamennone, edificò un tempio, secondo la leggenda.

Amare i reggini è compito difficile e laborioso, ma immaginarli alle prese con un bel cono gocciolante bontà lo rende più facile.

Basta davvero poco per essere felici: un gelato, ad esempio.

Ps non è uno spot pubblicitario, sia perché Cesare non ne ha bisogno, sia perché l’autore del libro detesta le sponsorizzazioni di ogni tipo, commerciali, politiche o di altro.

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