C’eravamo tanto amati: l’Eleganza del vuoto di Guido Tonelli

Quando la scienza diventa “sentimentale” e colpisce il cuore oltre che il cervello: a tu per tu con uno dei padri della scoperta del bosone di Higgs

Guido Tonelli e Antonio Calabrò

Il vuoto, in realtà, non esiste. O meglio, esiste teoricamente, come lo zero, che non significa nulla ma è decisivo nella matematica.

 Il vuoto è una necessità. Come l’Ananke, il Fato dei greci, a cui nessuno può sfuggire, neanche gli Dei. È determinante, anche se, perdonate il bisticcio di parole, il vuoto non è mai vuoto.

Questo, e tanto altro, abbiamo appreso dalla lettura del libro “L’eleganza del vuoto” di Guido Tonelli, e dalla giornata “Figli di ferrovieri” – organizzata dal Dopolavoro Ferroviario Nazionale – che lo ha visto protagonista in quanto, come lui stesso ha ribadito orgogliosamente, l’esimio scienziato, tra i padri della scoperta del bosone di Higgs, fisico al CERN di Ginevra e professore all’Università di Pisa, è figlio di un capostazione.

L’iniziativa, al teatro Le Muse di Roma gremito all’inverosimile, animata come al solito dalla brillantezza del Presidente nazionale Pino Tuscano, con la band Magpie Swing Trio, la cantante Eleonora Massai e le letture di Anna Rita Fadda, ha visto sul palco anche Pietro Fattori e Serena Caprioli, dirigenti del gruppo FS, Roberto Napoleoni segretario nazionale della UILT- trasporti, il professor Stefano Maggi, massimo esperto dei trasporti e docente dell’università di Siena, la giornalista Elena Dusi di Repubblica.

Ho avuto il piacere e l’onore di presentare e, soprattutto, il privilegio di poter dialogare con uno dei massimi esperti al mondo di fisica delle particelle.

Guido Tonelli possiede un sorriso serafico e un timbro di voce da maestro affettuoso. La passione per ciò che fa – ed anche il suo rigore, trasmessogli dal padre animato da quella “appartenenza ferroviaria” e quindi dal dovere e dalla responsabilità – traspare dagli occhi che, quando parla dell’argomento principe, si accendono come fanali ferroviari disposti a via libera.

Tra il bosone di Higgs e la metafisica da non confondere con la fisica, tra le sue divagazioni culturali di grande spessore – Leopardi, Kandiski, Mahler, Aristotele, Einstein, Severino, Fontana e via così – Tonelli è una cornucopia, un incessante coniugatore di una realtà nella quale, metafora o meno, partendo dalle particelle elementari si affrontano i grandi misteri dell’esistenza, e ne scaturisce la più importante virtù del genere umano: il desiderio di conoscenza.

Questo è il messaggio, implicito nella sua persona: mai smettere di cercare, mai accettare senza capire.

Guido Tonelli è animato da grande entusiasmo e da raffinata – per quanto semplice – capacità di appassionare chi ascolta; con quel fare bonario e socievole, svela al mondo l’armonia della condizione di chi, senza suggestioni di alcun tipo, accetta la spaventosa bellezza dell’universo partendo dall’infinitamente piccolo e arrivando all’immensamente grande. Tra le particelle elementari e gli ammassi stellari, pone al centro noi esseri umani, abitanti di una minuscola pallina alla periferia di una piccola galassia con duecento miliardi di stelle, ben consapevole dei limiti e fiducioso nel miglioramento di questo piccolo animaletto senziente dotato di un pollice opponibile.

Il professor Tonelli ha illuminato il palco di sapienza, rispondendo a tutte le domande sempre con quell’atteggiamento bonario da maestro delle Elementari, e fornendoci indicazioni e spiegazioni di grande valore non solo culturale, ma anche etico e morale.

Ha risposto persino alla domanda più sciocca, che naturalmente ho formulato io: gli ho chiesto se fosse vero che le banane – proprio loro – nella fase di decadimento, rilascino positroni del potassio che sono antimateria. Era una storia che avevo letto in un libro sui viaggi nello spazio.

Tonelli, che già mentre formulavo la domanda mi suggeriva “la banana”, dopo un sorriso divertito, si è lanciato in una esaustiva ed entusiasmante spiegazione sull’antimateria, trasformandola da nemesi e sostanza annichilente in possibilità per il futuro, rendendocela familiare, illustrando il suo uso attuale ad esempio nella PET, la tomografia usata per individuare anomalie celebrali, e di come, nel futuro, potrà essere usata per i viaggi stellari e per chissà cosa altro.

Ad un certo punto sembrava desiderare un gessetto e la lavagna, per scrivere formule e diagrammi e svolgere regolarmente la lezione.

Lezione andata a buon fine: al termine dell’iniziativa c’erano decine di appassionati di fisica delle particelle, come se si trattasse di un disco dei Rolling Stones o una finale di Champions.

Questo è il potere mirabile della cultura: la sua trasmissione infonde gioia, amore per l’esistenza e orgoglio per la nostra mente. Una lezione magistrale, con la leggerezza di quel vuoto “ricolmo” che, nelle vesti dello scienziato Tonelli, assume appunto un aspetto elegante, diventando scienza “sentimentale”, e colpendo il cuore oltre che il cervello. 

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