La parabola dell’ermetismo di Quasimodo chiude la trilogia AIParC
Mercoledì 12 febbraio alle 16:45 presso la sala Giuffrè della Villetta De Nava il terzo appuntamento dedicato al grande poeta nell’ambito del progetto AIParC di affermazione di “Reggio città di Quasimodo”
Un appuntamento che si preannuncia importante quello di mercoledì 12 febbraio ore 16:45 presso la sala Giuffrè della villetta De Nava con l’ultimo incontro della trilogia dedicata a Salvatore Quasimodo nell’ambito dei Simposi del Mercoledì ideati dall’AIParC.
Reggio – Città di Quasimodo, il progetto AIParC
L’incontro “La parabola dell’ermetismo”, infatti, spiega il presidente nazionale AIParC, Salvatore Timpano, è il coronamento “di un percorso dedicato al poeta, partito dalle opere giovanili, quando era impegnato professionalmente qui a Reggio Calabria, proseguito con i Lirici Greci, che abbiamo trattato una settimana fa, e che concludiamo con il periodo ermetico, sia per dare maggiore risalto alla sua opera, sia nell’ottica di finalizzazione del progetto di affermazione di Reggio come Città di Quasimodo”.
A tal fine, “abbiamo anche intrapreso contatti con il figlio scrittore e drammaturgo di Quasimodo, Alessandro e abbiamo in serbo una sorpresa che probabilmente ci sarà a breve” annuncia Timpano.
Dalla torre d’avorio al contatto con la realtà
Ma come si compie la parabola dell’ermetismo in Quasimodo?
Già nei “Notturni del re silenzioso” si potevano avvertire “i prodromi di una peculiare sensibilità poetica destinata ad un successivo ampliamento e a un personale rafforzamento, e se nei Lirici greci, Quasimodo metteva alla prova la propria espressione poetica su un contenuto già dato, che da un lato proponeva una sorta di sfida al traduttore e dall’altro imponeva un limite ad una possibile sfrenatezza della ricerca espressiva, a partire da Acque e terre (1930) egli cominciò a rapportarsi con un nuovo modo di fare poesia” spiega il critico letterario Francesca Neri.
All’inizio, “fedele alla poetica dell’Ermetismo basata sull’analogia e concentrata sulla tematica autobiografica, successivamente in grado di pervenire alla compenetrazione tra di essa e un partecipato umanitarismo, fino al punto di adottare uno stile che nelle ultime raccolte diventa quasi epigrammatico, vincendo l’insidia dell’oratoria e pervenendo alla piena sintonia con la drammaticità dei contenuti” prosegue la Neri.
Così in Dare e avere, concentrato sul pensiero della morte e del comune destino degli uomini, lo scrivere “parole e analogie” si identifica col tentativo “di tracciare un rapporto possibile tra vita e morte”.
La parabola dell’ermetismo
Quasimodo avverte, come Ungaretti e Montale, “il sentimento tragico e desolato della vita del nostro tempo, che scaturisce dal crollo delle certezze positivistiche” aggiunge Salvatore Timpano. “Di fronte alla consapevolezza della tragicità della vita, però, assume un atteggiamento che si distacca da quello di entrambi i poeti: infatti, mentre Ungaretti, dopo un periodo di smarrimento, trova pace nella fede, e Montale contempla con lucida consapevolezza la negatività dell’esistenza – spiega ancora il presidente AIParC – Quasimodo passa dallo sconforto alla denuncia della responsabilità degli uomini per il dolore del mondo”.
Egli attribuisce all’uomo, conclude Timpano, “la colpa della sofferenza umana e crede che i poeti abbiano il compito di costruire un mondo migliore, di lenire la sofferenza e di diffondere la solidarietà umana”.
Il programma dell’evento
L’evento si aprirà con i saluti istituzionali del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, della responsabile della biblioteca Pietro De Nava, Daniela Neri, e del presidente nazionale AIParC, Salvatore Timpano.
Introduce e modera l’incontro, la direttrice del dipartimento cultura AIParC, Marina Neri.
Relaziona il critico letterario Francesca Neri.
Come sempre l’iniziativa è aperta a tutta la cittadinanza.