Liberi di scegliere: premiata la legalità raccontata dai giovani

In un auditorium stracolmo di studenti oggi la cerimonia di consegna delle 5 borse di studio del concorso nazionale Biesse Giustizia e Umanità Liberi di scegliere

Premio Biesse

Una moltitudine di studenti, di giovani, entusiasti e fiduciosi in un futuro che passa per la legalità e la cultura ha colmato oggi, 20 maggio 2025, l’auditorium Fava e Garofalo della Scuola Allievi Carabinieri di Reggio Calabria per la cerimonia di consegna delle borse di studio del concorso nazionale Biesse Giustizia e Umanità – Liberi di scegliere. “Proprio ai giovani è dedicato questo progetto che mira a coinvolgere le nuove generazioni in un percorso educativo sui valori della libertà, della giustizia e del contrasto alla mafie” ha dichiarato la presidente dell’associazione Biesse, Bruna Siviglia, promotrice del progetto che trae ispirazione dall’operato del giudice minorile Roberto Di Bella, il cui metodo, partito da Reggio Calabria, è assurto a vero e proprio “modello” di lotta alla criminalità organizzata.

Tanti i protagonisti dell’evento, dalle presenze istituzionali agli studenti e alle scuole premiate, allo stesso giudice di Bella, al regista e all’attore del film Liberi di Scegliere, Giacomo Campiotti e Samuele Carrino (noto anche come protagonista del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” con Claudia Pandolfi uscito nelle sale cinematografiche nel 2024).

Univoco il messaggio emerso dall’evento, che è la mission del progetto Biesse Liberi di Scegliere: importante prevenire, diffondere una cultura di legalità, far capire che ci sono sempre strade alternative alla criminalità e alla violenza in genere.

Di Bella: “Non ci sono vite segnate per sempre”

Un messaggio lanciato con forza dal giudice Roberto Di Bella che ai microfoni di Cult ha parlato del progetto partito all’epoca in cui era presidente del tribunale per i minorenni a Reggio Calabria e proseguito nella sua omologa attività a Catania, in Sicilia e in tutta Italia.

“Questo progetto ha una duplice valenza giudiziaria e culturale come quella che stiamo celebrando oggi e devo dire che i risultati sono molto incoraggianti. Siamo intervenuti dal punto di vista giudiziario su più di 200 minori. Abbiamo aiutato oltre 30 mamme ad andare via dalla Calabria e dalla Sicilia al seguito dei loro figli, sette di loro sono diventate collaboratrici o testimoni di giustizia, abbiamo tre importanti boss, di cui alcuni anche calabresi, che hanno deciso di intraprendere la strada della collaborazione dopo l’intervento sui loro figli” ha spiegato il magistrato.

“Devo dire che Liberi di Scegliere da un punto di vista giudiziario sta dando dei risultati veramente significativi e anche da un punto di vista culturale perché è importante parlare ai ragazzi, informarli sulle sofferenze che provoca la criminalità organizzata non soltanto sulle vittime dei reati ma anche all’interno delle famiglie che si muovono in quei contesti. Vogliamo spiegare ai giovani – ha rincarato Di Bella – e lo stiamo facendo grazie a questa legge regionale calabrese con l’ausilio della associazione Biesse attraverso l’uso del film, i messaggi che veicola il film, le storie del mio libro, che la ‘ndrangheta non conviene, che la mafia non conviene, che la libertà è un bene inestimabile da salvaguardare a tutti i costi”.

“C’è sempre la possibilità di scegliere – ha concluso il giudice – non ci sono vite segnate per sempre. E devo dire che i riscontri sono molto importanti. Bisogna insistere”.

Campiotti: “Ognuno di noi può prendere in mano la propria vita”

Analogo il messaggio lanciato dal regista del film “Liberi di Scegliere”, Giacomo Campiotti.

“Ho avuto il privilegio di dirigere questo film indirizzato ai ragazzi, che racconta la possibilità che ognuno di noi ha di prendere in mano la propria vita al di là dei condizionamenti anche familiari, come quello di appartenere ad una famiglia di ‘ndrangheta che educa alla sopraffazione, alla violenza, all’ingiustizia fin da bambini”. Si tratta “di un processo duro, doloroso, come un risveglio, perché quando vivi immerso in un ambiente non hai la capacità di giudicarlo, è quello che ti viene dato insieme al latte. E che però con l’aiuto delle persone giuste, di questo nostro Stato tanto vituperato, che nel film è rappresentato da un magistrato (che poi è la storia del giudice Di Bella), ma anche dai volontari, dagli psicologi, il protagonista, il nostro Samuele viene portato verso una consapevolezza nuova che lo spinge a scegliere di fare la sua vita, diversa da quella che la ‘ndrangheta aveva deciso per lui. E che era una vita che portava solo tanto dolore, tanta morte” ha affermato il regista.

Questo film, peraltro, “è sempre più vivo in tutto il mondo. Vengo adesso dall’Ungheria, su Netflix era in cima alle classifiche, in Francia, in Germania, dappertutto, proprio perché da voce a questi personaggi di speranza. E questo ci mostra – ha rincarato Campiotti – quanto sia importante parlare, fuoriuscire da questa cultura di omertà, perché il primo passo da compiere è proprio quello culturale, quello di denunciare, di avere il coraggio di parlarne, ma soprattutto di creare delle alternative”.

“Se sei in una grotta e dai bastonate al buio fai ben poco, ma appena accendi una luce, anche una piccola candela, cambia tutto. La cultura, la scuola, il sogno, la bellezza hanno un’importanza fondamentale nell’educazione. Bisogna creare nei ragazzi una magia, una curiosità – ha chiosato – un’idea di libertà nel mondo che si respira, che gli faccia immaginare un futuro diverso”.

 

Carrino: “Bisogna essere liberi di scegliere”

Sulla stessa lunghezza d’onda il giovanissimo e promettente attore Samuele Carrino, incalzato dalle domande di tutti i coetanei in sala, che ai microfoni di CULT, parlando di entrambi i film in cui è stato protagonista, ha dichiarato che “ognuno è libero di essere quello che vuole, è libero di scegliere quello che vuole, perché il futuro è il suo”.

“Proprio questo è il segreto – ha rincarato Carrino – bisogna sempre parlarne se si ha un problema, chiedere aiuto. E se si vede una persona che è in difficoltà non bisogna essere indifferenti magari per paura di essere etichettato come lo sfigato che va a fare la spia, termine che adesso si usa molto. Bisogna invece parlare e cercare di risolvere insieme i problemi”.

Siviglia: “Sei anni di Liberi di Scegliere, un grande lavoro di prevenzione”

“Oggi abbiamo voluto omaggiare anche il 33esimo anniversario che si commemorerà tra qualche giorno della strage di Capaci con un video degli Stadio, uomini nel coraggio e per la bandiera dedicata ai servitori dello Stato ma anche a tutti gli appartenenti alle scorte di cui si parla sempre troppo poco” ha esordito la presidente Biesse, Bruna Siviglia.

In questo sesto anno del premio, “qui oggi alla Scuola Allievi Carabinieri ci sono oltre mille studenti. Hanno dovuto aprire anche il palco superiore per accogliere i ragazzi provenienti da tutta Italia, da Rossano a Corigliano, da Torre Annunziata a Catania, da Palermo a Messina e ancora Bovalino, Locri, Melito. Solo nel corso di quest’anno abbiamo incontrato oltre 6mila studenti, quindi considerate nel corso di sei anni quante scuole, quanti ragazzi abbiamo coinvolto, portando a casa un grande lavoro di prevenzione, perché è importante educare i giovani al valore della scelta e della libertà. Liberi di scegliere ma liberi anche di amare” ha aggiunto la Siviglia, annunciando i protocolli d’intesa siglati con la regione siciliana e a breve la firma del protocollo governativo con i ministeri dell’interno, dell’istruzione e della giustizia.

I premiati

“Il lavoro più difficile è stato scegliere i vincitori, per l’enorme quantità di prodotti di altissima qualità pervenuti all’associazione. Le borse di studio sono solo 5, però, e sono donate dal Consiglio regionale in virtù della legge regionale, per cui voglio ringraziare il Presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso che ha istituzionalizzato questo format con la legge n. 27/2023” ha spiegato la presidente Biesse. Enucleando i premiati in questa giornata di festa: “il liceo classico La Farina di Messina con un cortometraggio ‘Chi tace contro l’omertà, contro ogni forma di silenzio’; la comunità penale, il Principe Azzurro, con la canzone rap che incita a non delinquere, che spiega che la vita all’interno delle comunità fa riflettere e che tutti possono sbagliare. E ancora l’istituto comprensivo Pascoli-Alvaro di Siderno che ha fatto un lavoro straordinario con le professoresse Fabiola Morello, Santa Barillà e la preside Iiriti. Poi un ragazzo del liceo Familiari di Melito che ha realizzato un ritratto sul presidente Di Bella e infine l’istituto Rita Levi Montalcini di Sersale – Botricello vicino Crotone con un elaborato bellissimo dove si ricordano anche le nostre vittime di mafia, tra cui anche Maria Chindamo”.

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