‘Petra’ chiude ‘La materia dei sogni’ a Polistena

Ultimo appuntamento per la rassegna teatrale curata da Dracma oggi alle 21:00 e domani alle 17:30 presso l'Auditorium comunale di Polistena

Petra Polistena

Gran finale di stagione per il centro sperimentale di arte sceniche Dracma. Arriva a teatro, in due repliche, Petra. Uno spettacolo nel quale le percezioni antropologiche e quelle letterarie “𝘴𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘢𝘵𝘵𝘳𝘢𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘧𝘪𝘨𝘶𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘚𝘢𝘯𝘵𝘪, 𝑖𝑑𝑜𝑙𝑖 𝑒 𝑎𝑟𝑐𝑎𝑖𝑐𝑖 𝑟𝑖𝑡𝑖 𝘱𝘦𝘳 𝘥𝘰𝘯𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘱𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘮𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰𝘳𝘢𝘯𝘦𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘭𝘶𝘰𝘨𝘰, 𝘴𝘪𝘢 𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘨𝘦𝘰𝘨𝘳𝘢𝘧𝘪𝘤𝘰 𝘴𝘪𝘢 𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘪𝘰𝘳𝘦”.

La stagione 2024/2025

Ventidue gli spettacoli, che tra prosa e danza, hanno strutturato il cartellone 2024/2025 della programmazione teatrale targata Dracma. Sabato 10 maggio 2025, con relativa replica domenicale, l’ultimo appuntamento.

Petra, il piccolo gioiello di drammaturgia contemporanea prodotto da Babel per la regia di 𝗠𝗮𝘂𝗿𝗼 𝗟𝗮𝗺𝗮𝗻𝘁𝗶𝗮/ 𝗦𝗲𝗿𝗴𝗶𝗼 𝗕𝗲𝗲𝗿𝗰𝗼𝗰𝗸, chiuderà il palinsesto di quest’anno.

Dal romanzo “I Fatti di Petra”

Il concept dello spettacolo trae ispirazione dal romanzo “I Fatti di Petra” (1937) nel quale lo scrittore ennese Nino Savarese racconta la storia di Enna, partendo dalle origini mitiche legate a Ercole. Nella drammaturgia, firmata Lamantia/Beercock, di Petra il ruolo del teatro assume quello di un rituale dinamico, si trasla in un rito di “possessione”.

Al centro della trama “Un Malucumminàtu – uno storpio – è ossessionato dal desiderio di “stracanciàre”: vorrebbe essere più eretto, più presentabile, più sano e piacevole alla vista. Ogni suo sforzo, però, viene sabotato da due voci che lo assillano: la Signora Ida e il Signor Lei. Il Malucumminàtu le tenta tutte: dall’esercizio fisico al rito arcaico, passando per l’invenzione di Sante Moderne Personalizzate, fino ad inseguire la processione carnascialesca di una folla con un asino in spalla. Ogni suo tentativo è spinto dal bisogno di un miracolo, che la Signora Ida e il Signor Lei continuano a fare abortire senza pietà. L’ultimo tentativo, il più drammatico, sarà di autodistruggersi, e nell’urlo tragico dell’affanno si rivelerà l’unico miracolo possibile: il Malucumminatu diventerà una Leggenda.”

Il concept

Il concept ruota intorno a questo “luogo” Petra, paesino immaginario che ospita queste persone, che si aggirano per la nebbia e tra i vasti e solitari panorami dell’entroterra sicano: vicoli, piazze e valli che Lamantia e Beercock hanno abitato dall’infanzia fino alla fine dell’adolescenza.

Il “malucumminatu” nasce dallo storpio che abita ognuno di noi: quell’accumulo malmesso di desideri cui tanto tendiamo e che lasciamo appassire continuamente. La Signora Ida, donna santa, e il Signor Lei, l’anziano in panchina, sono portatori di un pensiero arcaico e inossidabile di stare al mondo. E’ proprio impadronendoci di queste voci che possiamo prendere coscienza di quella mappa di paure, giudizi e aneliti che costituiscono la personale “Geografia Madre” di ognuno di noi: ovvero l’insieme di cose che tutti ci portiamo dietro, dentro e addosso, dal nostro paese di origine, sia esso un luogo del mondo o una stanza nella casa di famiglia.

Ne nasce dunque un esorcismo per gioco. Spazio, corpo e tecnica sono diventati strumenti per un rito contemporaneo. Solo creando un’esperienza rituale potevamo davvero parlare di ciò che è affiorato in noi.

Scena, lingua e suoni

La messinscena di “Petra” si serve di un cubo, una mandibola di vacca, un corpo che veste una gonna e un corpo che lavora a una console dal vivo. L’unico dispositivo che illumina la scena è un piccolo faro poggiato a terra e che proietta delle ombre su un fondale, come in una caverna di Platone, una storia attorno al fuoco, un racconto della mezzanotte.

La lingua che i personaggi parlano è un misto fra dialetto ennese e italiano. Dialetto scuro, ruvido e montano: strumento fondante del rito di Petra. Il testo del progetto e la messinscena sono in costante evoluzione. Come in costante evoluzione è il nostro rapporto con le nostre domande. I personaggi, gli spiriti (se vogliamo chiamarli così) vivono di vita propria, in ogni spazio che abitano, di volta in volta che vanno in scena.

Il suono è evocatore, negromante, salvatore: la manipolazione attiva di esso, attraverso dispositivi elettronici, permette la trasfigurazione del parlato in musica, della melodia in verso animale, del silenzio.

Il bilancio di una stagione “multidisciplinare”

«Ultimo appuntamento – dichiara Andrea Naso direttore artistico Dracma – di un’altra ricca e variegata Stagione teatrale multidisciplinare che ha visto in programma il meglio del teatro contemporaneo nazionale, della danza e della musica d’autore, con diverse esclusive regionali.

Chiudiamo con Petra, un piccolo gioiello di teatro di narrazione e antropologia di Lamantia/ Beercock, uno spettacolo che sintetizza in sé le due importanti novità della Stagione 2024/2025 ovvero la nuova sezione speciale sulla drammaturgia del Sud Italia e l’apertura di una sala ridotta di soli 50 posti all’interno del teatro. Siamo felici anche quest’anno dei risultati raggiunti in termini di qualità artistica e soprattutto di partecipazione del pubblico più giovane alla nostra offerta.

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