State al nostro gioco: come funziona il progetto per contrastare il GAP
Realizzato in rete con l’ASP e le comunità terapeutiche di Reggio Calabria, vediamo come funziona il progetto per contrastare il GAP la dipendenza da gioco d’azzardo patologico, ne parliamo con Giovanni Pitrolo responsabile della comunità la Casa del Sole
Una dipendenza che non conosce genere nè età e che si combatte soprattutto con la prevenzione. È il GAP, il gioco d’azzardo patologico, un fenomeno preoccupante a livello nazionale ma anche a livello locale, che a Reggio Calabria registra numeri preoccupanti e che viene combattuto attraverso una rete di interventi che coinvolge attori istituzionali, comunità terapeutiche e privati, grazie anche al progetto “State al nostro gioco”. Ne parliamo con Giovanni Pitrolo, responsabile amministrativo della comunità “La Casa del Sole”, partner del progetto.
“State al nostro gioco”: come funziona il progetto
“State al nostro Gioco” è un progetto dedicato alla presa in carico, cura, prevenzione e formazione per contrastare la dipendenza da gioco d’azzardo patologico (GAP). Il progetto è realizzato dall’ASP di Reggio Calabria, su proposta della Regione Calabria, in partenariato con le comunità terapeutiche della provincia reggina: La Casa del Sole, Exodus, Ce.Re.So., Emmanuel.
“Il fine è quello di offrire un approccio integrato che coinvolge enti pubblici, privati e territorio. In pratica l’Asp attraverso il dipartimento, DSMeD e SER.D si occupa, nel suo ruolo istituzionale, della presa in carico degli utenti e della diagnosi, del sostegno alle famiglie, della formazione degli operatori sociali, delle forze dell’ordine e, in teoria, della formazione dei gestori delle sale gioco, punto sul quale non c’è purtroppo una buona risposta” spiega Pitrolo.
Dopo di che entrano in gioco le comunità, “alle quali vengono dirottate materialmente le vittime, che vengono prima di tutto ascoltate e successivamente guidate in un percorso riabilitativo-terapeutico che passa anche dalla frequentazione di un centro semi-residenziale. Il tutto, ovviamente, in base alla singola situazione, alle singole esigenze che emergono”.
Ad occuparsi dell’operatività vera e propria sono le comunità.
Nello specifico, “noi come La Casa del Sole, in collaborazione con Emmanuel e la Comunità CeReSo garantiamo percorsi di cura attraverso un centro semi-residenziale per 12 utenti e insieme alle comunità Exodus ed Emmanuel facciamo attività di prevenzione nelle scuole primarie e secondarie di secondo grado della provincia di Reggio Calabria”.
Un vero e proprio modello in rete
“Questa è la quarta annualità del progetto Gap che viene realizzato grazie ai fondi che il ministero della Salute eroga alle regioni, le quali redigono il piano regionale Gap. Ciò consente la predisposizione di progetti, in rete con i presidi sanitari territoriali e le comunità terapeutiche, le scuole e i centri di aggregazione giovanile, dando vita a una rete integrata in grado di ottenere risultati tangibili” aggiunge Giovanni Pitrolo.
Un vero e proprio modello, dunque, che riesce a superare la frammentazione degli interventi e ad offrire risposte più efficaci al problema del gioco d’azzardo patologico, che solo a Reggio registra dei numeri piuttosto elevati.
“Quest’anno il progetto è entrato nel vivo già a gennaio e il centro semiresidenziale ogni anno è sempre pieno e in più abbiamo svolto la programmazione con le scuole” continua il responsabile della Casa del Sole.
Come vengono aiutate nella pratica le vittime?
“Intanto, puntiamo molto sulla prevenzione grazie ad una programmazione con gli istituti scolastici e a varie campagne di informazione. Poi c’è il percorso semiresidenziale che funziona come quello delle comunità terapeutiche per le dipendenze in generale. Si inizia con l’ascolto, i colloqui con la psicologa e gli educatori, una sorta di accompagnamento del soggetto. Si tratta di percorsi sicuramente più brevi perché parliamo di gente in genere adulta che ha un posto di lavoro, che ovviamente non può rischiare di perdere. Insomma si risponde alle esigenze del singolo, iniziando comunque un lavoro terapeutico e riabilitativo”.
GAP: un fenomeno senza genere né età
“Purtroppo, il gioco d’azzardo non ha età. Si va dalla vecchietta che si gioca la pensione alla dipendenza dai giochi persino da telefonino, riguarda sia uomini che donne” precisa Pitrolo.
Proprio in questi giorni, a seguito di un’interrogazione parlamentare è stata diffusa la reale fotografia del mercato dell’azzardo a livello nazionale, regionale e locale. Dati che mostrano l’entità di un fenomeno crescente che, sul fronte nazionale, spende in azzardo qualcosa come 147,7 miliardi di euro nel 2023, saliti a 157,4 nel 2024 e con un incremento ancora in crescita atteso nel 2025.
“L’utenza arriva da noi, sia dopo che si è rivolta ai presidi dell’Asl, sia direttamente alle comunità, esponendo il proprio problema, anche perché facciamo campagne pure social su Facebook. Il centro semi-residenziale in questi anni è sempre stato pieno. Abbiamo incontrato tante persone, sul fronte della prevenzione in tre anni sono stati coinvolti circa 1.000 alunni, solo su Reggio Calabria (3mila in tutta la regione) e sul fronte del sostegno abbiamo seguito tra le 30 e le 50 famiglie. Non sempre si è riusciti a risolvere, perché è molto difficile uscire da questa dipendenza, ma grazie al fatto che il ministero continua ad erogare questi fondi possiamo proseguire le attività già sperimentate, rafforzando e consolidando i servizi offerti sul territorio e continuando a seguire i soggetti che si sono rivolti a noi” aggiunge Pitrolo. “Anche perché il Gap non è ancora riconosciuto dal Servizio sanitario nazionale, quindi una persona che entra in comunità dovrebbe pagare la retta. Grazie a questi fondi, invece, si riescono a coprire i costi e per le vittime diventa gratuito, anche gli aiuti alle famiglie rientrano nel progetto così come la prevenzione/informazione con le scuole”.
L’importanza della prevenzione e le prospettive future
In sostanza, l’obiettivo è offrire interventi duraturi e stabili per contrastare la continua crescita della dipendenza da gioco d’azzardo. “Il progetto risponde a quei bisogni che ci sono nei territori e che purtroppo in questo momento nessuno può offrire gratuitamente e quindi speriamo che possa avere una continuità negli anni a venire. Intanto, sono state già approvate altre due annualità e questo è molto importante” prosegue Pitrolo parlando delle prospettive future. “Bisogna puntare ad ogni modo molto sulla prevenzione – insiste il responsabile de La Casa del Sole -. Noi come comunità attiviamo campagne di sensibilizzazione e comunicazione per veicolare più informazioni possibili sia rispetto al progetto sia rispetto all’entità del fenomeno e alle conseguenze che può comportare. Oltre alle scuole, coinvolgiamo anche parrocchie, centri sportivi, in modo da far arrivare il messaggio soprattutto ai minori. E continueremo su questa strada, cercando sempre di più di rafforzare i servizi offerti, anche grazie ad altri progetti finanziati con fondi privati, perché intervenire prima che sia troppo tardi, prima che si diventi vittime del GAP è la cosa più importante”.