Voce di sabbia: Reggio Calabria e lo scirocco
Lo scirocco, "u sciròccu", qui a Reggio lo conosciamo bene il vento che porta con sè la voce sabbiosa del Sahara e il languore dei pomeriggi sospesi
C’è un momento, nelle città affacciate sul Mediterraneo, in cui l’aria si fa densa, calda e impalpabile e un vecchio amico viene a bussare a tutte le finestre. È il vento di scirocco che arriva da sud-est, portando con sé la voce sabbiosa del Sahara, i racconti delle carovane e il languore dei pomeriggi sospesi tra l’attesa e la
voglia di avanzare.
Lo scirocco non è solo un fenomeno meteorologico: è un’esperienza sensoriale, quasi mistica. Soffia forte, caldo, e travolge ogni cosa con la sua presenza. I tetti vibrano, le tende sventolano come bandiere dimenticate, e nell’aria si avverte un’elettricità sottile che scuote le orecchie e vela gli occhi di pensieri. Porta con sé memorie di dune, notti stellate sopra accampamenti nomadi. Non c’è bisogno di
previsioni, basta ascoltare il silenzio che lo precede.
Qui da noi, a Reggio Calabria, lo chiamiamo “sciròccu”.
I reggini lo conoscono bene: è il vento che annuncia cambiamenti, che esaspera gli animi e risveglia passioni sopite. Che aleggia come un’ombra tra i vicoli che si
diramano dal Corso, gonfiando il mare e assetando le piante.
Gli antichi temevano lo scirocco. Per i marinai era un vento da evitare, capace di trasformare il mare in un mostro pronto ad inghiottirti. Per i contadini, segnava l’inizio dell’aridità, il preludio alla siccità. Eppure, oggi, c’è chi ne attende l’arrivo con la stessa trepidazione con cui si aspetta un nuovo amore: imprevedibile, travolgente, impossibile da ignorare.
Ma il vento di scirocco è anche il simbolo di un legame profondo tra due sponde: l’Africa e l’Europa si toccano con un soffio. Ogni granello di sabbia che si posa sui balconi è un messaggio da terre lontane, un richiamo ancestrale al nomadismo, al movimento, alla trasformazione.
In un mondo sempre più statico, dove tutto sembra incanalato e controllato, lo scirocco ci ricorda che ci sono ancora forze indomabili, capaci di cambiare il volto del cielo in poche ore. È un vento che ci scompiglia i pensieri, ci accarezza e ci scuote. Un vento che non si può domare, ma soltanto vivere.
E allora lasciamoci attraversare. Perché lo scirocco, in fondo, è anche dentro di noi: un desiderio di altrove, un fuoco che non si spegne, un’irrequietezza che ci spinge sempre un passo più in là.